COME SUPERARE LE PAURE ED ESSERE PIÙ FELICI
Tutti noi esseri umani abbiamo delle paure. La paura è fisiologica: rappresenta una difesa che, fin dai primordi dell’umanità, ci ha protetti, facendoci prevedere i pericoli e attivando in noi – attraverso il sistema nervoso simpatico – le reazioni fisiche necessarie per farci agire nel modo più adatto per salvarci. Il meccanismo della paura, però, non si innesca solo nelle situazioni in cui siamo realmente in pericolo, ma anche come riflesso di ricordi, idee, pensieri: in altre parole, possiamo temere un evento che non avverrà mai, o che non giustifica la nostra paura, vivendo così in maniera più ansiosa e meno serena.
Come fare, in questi casi? È possibile sconfiggere le paure una volta per tutte? Susan Jeffers, autrice di Feel the Fear & Do It Anyway (Avverti la paura, ma agisci lo stesso) è convinta che possiamo farcela, grazie a un metodo molto semplice.
Quali paure abbiamo?
Le paure più comuni sono principalmente di due tipi: quelle degli eventi che ci accadono indipendentemente dalla nostra volontà (invecchiare, ammalarsi, morire…) e quelle collegate ad azioni che dobbiamo compiere (guidare, sposarsi, prendere una decisione…). Altre paure sono collocate a un livello più ‘interno’: riguardano i nostri stati d’animo e la percezione che abbiamo delle nostre capacità: possiamo temere, ad esempio, di essere rifiutati dagli amici, di non superare un esame, di non saper svolgere un lavoro. Infine, secondo Jeffers, c’è la ‘paura madre’, il pensiero paralizzante che le comprende tutte: “non posso farcela!” Se pensiamo di non potercela fare, non saremo in grado di affrontare le sfide della vita. Ma una soluzione c’è.
Se ci proviamo, possiamo farcela!
“Tutto ciò che dovrete fare per ridurre la vostra paura è avere più fiducia nella vostra capacità di gestire qualunque cosa vi capiti”, spiega Jeffers. Semplice, no? Partiamo dal fatto che non ci libereremo mai della paura: nelle sue varie forme, ci accompagnerà per tutta la vita. E allora, dal momento che avere paura è inevitabile, perché privarci di qualcosa che vorremmo fare? Il solo modo per liberarsi della paura di fare qualcosa, sostiene l’autrice, è… farla. All’inizio, certo, saremo timorosi, incerti, sfiduciati; ma una volta che avremo agito, ottenendo i primi risultati, la confidenza in noi stessi crescerà, e con essa la nostra autostima. E ci sentiremo pronti per nuove sfide. In fondo, non è meglio correre il rischio di fallire che non trascorrere tutta la vita crogiolandoci nelle nostre paure?
La paura riduce le difese immunitarie perché quando siamo nel panico il corpo secerne corticosteroidi, gli ormoni dello stress, che hanno un’azione diretta sui macrofagi, le prime difese del corpo. Inoltre il corpo secerne endorfine, un calmante naturale e autoprodotto. Nadia Tarantini, Il risveglio del corpo
Il problema non è la paura
Se, dunque, è possibile agire nonostante i nostri timori, vuol dire che il problema non è la paura. Il problema è il modo in cui gestiamo le nostre paure. Di fronte a un evento che ci mette in crisi, possiamo reagire in due modi: rifiutandoci di affrontarlo e chiudendoci in noi stessi, o vedendolo come un’occasione di crescita. La soluzione, dunque, è trasformare una “paura” in una “risorsa”, ristrutturando il nostro pensiero e il nostro linguaggio. Così, un “problema” si trasformerà in “opportunità”, un dubbio (“se solo potessi…”) in una certezza (“sarò in grado di…”), una presunta incapacità (“non posso farlo”) in una decisione autonoma (“non lo farò”).
Fuori dalla confort zone
Man mano che impareremo ad affrontare le sfide accettando l’incertezza, a cogliere dunque le opportunità della vita anche quando ci spaventano, la nostra “zona di conforto” si espanderà: saremo cioè in grado di correre ‘rischi’ sempre maggiori, dimostrando a noi stessi che, sì, possiamo farcela! Si torna sempre lì.
La responsabilità è nostra. Ammettiamolo
Qualunque cosa ci accada, sostiene Jeffers, rientra nella nostra responsabilità, ed è meglio cominciare ad ammetterlo subito: il ruolo della vittima non si addice a chi voglia liberarsi delle paure. Se, infatti, addossiamo agli altri la colpa dei fallimenti e delle insoddisfazioni della nostra vita, concediamo loro un enorme potere, proprio nel momento in cui stiamo invece cercando di (ri)guadagnare il nostro potere sugli eventi. Non ci conviene. Ma, se non dobbiamo incolpare gli altri per i nostri insuccessi, non dobbiamo nemmeno incolpare noi stessi. Può darsi che ogni tanto abbiamo sbagliato, ma ciascun errore si è trasformato in uno spunto di riflessione e di miglioramento. Ecco, stiamo iniziando ad assumerci le nostre responsabilità. E a tacitare la vocetta interiore che ci assale di dubbi ogni volta che agiamo.
Decisioni giuste. Sempre.
Soprattutto quando dobbiamo prendere delle decisioni, i dubbi ci assalgono: qual è la scelta più opportuna? Ho agito bene o avrei potuto fare di meglio? Per Susan Jeffers, esiste un modo per prendere sempre decisioni vincenti. Se, infatti, continuiamo a dibatterci tra i nostri pensieri (alimentati dall’insistente vocetta interiore), ci ritroveremo a un punto fermo; magari avremo agito, ma staremo ancora chiedendoci se quella ormai presa sia stata la decisione più vantaggiosa. Se, invece, considereremo ogni possibile scelta come una delle strade percorribili verso i nostri obiettivi, e comunque un modo di acquisire nuove esperienze formative, non prenderemo mai più decisioni ‘sbagliate’: qualunque via avremo intrapreso, ci avrà offerto un’opportunità.
Qualcosa non va? Accettiamolo lo stesso
E se il cammino intrapreso dovesse rivelarsi più irto di ostacoli di quanto credessimo? Anche in questo caso, niente paura: siamo capaci di imparare dalle difficoltà e dagli errori e di arrivare lo stesso ai nostri obiettivi, attraverso successivi aggiustamenti. Dire “sì” alla vita conviene sempre: accettiamo ogni evento con spirito positivo, anche se non è come ci saremmo aspettati. Questo, infatti, è ciò che più profondamente ci libera dalla paura. Se siamo in grado di gestire e accettare qualsiasi accadimento, anche il più temuto, perché, alla fine, continuare ad averne paura?
Doniamo, senza aspettarci nulla in cambio
Il modo in cui gestiamo le nostre relazioni ha molto a che fare con la paura. Se, ogni volta che facciamo qualcosa per gli altri, ci aspettiamo di essere ricambiati allo stesso modo (e ciò quasi sempre non avviene), svilupperemo un senso di rabbia, di ingiustizia e di impotenza che si richiamerà all’ancestrale sensazione del bambino che dipende totalmente dalle cure degli adulti e, se non ne riceve abbastanza, rischia la sua sopravvivenza. E dunque ha paura. Un adulto che senta di non ricevere mai abbastanza dalla vita sarà una persona dipendente, controllante, piena di angosce e di timori e incapace di donarsi agli altri. Imparando a riconoscere i doni che ci offre la vita, e a ringraziare per averli ricevuti, si imparerà a dare in maniera disinteressata ciò di cui disponiamo (competenze, parole gentili, amore…) e a liberarsi di molte paure.