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Generi | Chick lit

LETTERATURA PER RAGAZZE CON (AUTO) IRONIA

Chick lit

Chick lit è l’abbreviazione dell’inglese “chicken literature“, ossia “letteratura per pollastrelle”. Ma le sue lettrici ‘pollastrelle’ non lo sono davvero! E nemmeno le autrici, che cavalcano con molta grinta, umorismo e (auto) ironia un fenomeno letterario dirompente. Se sei una fan di Helen Fielding e di Sophie Kinsella, e delle autrici italiane, qui trovi i migliori libri molto lit e poco chick, sempre super-divertenti!

Chiara Santoianni, Cocktail di cuori, “A cuor leggero”, Cento Autori, 2015, pp. 176, € 7,50

Trasferitasi a Londra dal Sud Italia, in apparenza per conseguire la tanto desiderata (dai suoi familiari) laurea in Medicina in un prestigioso college inglese, in realtà per inseguire il suo sogno di diventare una scrittrice di successo, Penelope Pinto si è trasformata in una instancabile socialite e, invece di presenziare alle lezioni, di giorno scrive romanzi, mentre la sera prepara cocktail in un locale notturno del West End. Ma una mattina Penny riceve una telefonata imprevista: mamma, papà e sua sorella Carmela sono in arrivo, per assistere alla sua cerimonia di laurea! E le tocca ospitarli! Per di più, i suoi sono in trepida attesa di conoscere Angelo, il giovane medico di origini italiane a cui Penny è legata da un serio, e platonico, fidanzamento. Peccato che Angelo non sia mai esistito! Penelope è disperata: verrà scoperta e dovrà rinunciare ai suoi sogni di scrittrice. Meglio confessare tutto e affrontarne le conseguenze. A meno che… ORDINA ONLINE

Se c’era qualcuno abituato a trascorrere le proprie serate con celebrities di ogni tipo, questa era Olivia Parker-Kensington. Dividevo infatti il mio appartamento con una delle più instancabili socialite londinesi: figlia di un membro della Camera dei Lord e di un’ex attrice, Olivia, dei suoi genitori, aveva rifiutato il rigido classismo e i lussi più stravaganti, ma aveva accettato di buon grado le entrature sociali. Così, eravamo sempre in lista per i party più spumeggianti della città: le prime ad arrivare, le ultime ad andarsene. Una vita che non avrei mai potuto sognare se fossi rimasta dov’ero. Eppure, cominciava ad andarmi stretta.
«Qualcuno è di nuovo sui giornali?» L’arrivo di Yasmine, all’anagrafe Gelsomina, ci fece voltare.

Chiara Santoianni, Provaci ancora, Lara!, ARPANet Ediz., 2012, pp. 178, € 10

VINCITORE CHICKCULT 2012 Lara è tornata! Lasciatasi alle spalle la storia con il fidanzato storico Oscar, ha ora al suo fianco l’aitante e irrequieto David, che, quando non la coinvolge nella sua passione per gli sport estremi, come il bungee jumping, le offre ‘romantici’ soggiorni tra i ghiacci. È però su un campo da golf che Lara incontra di nuovo il Boss, il suo ex capo, che le propone di riprendere a lavorare nella redazione di City News. Grazie a un servizio giornalistico molto particolare, in pochi giorni Lara si ritroverà catapultata dalla Milano di Cosmopolitan, la sua rivista del cuore, in una vera e propria avventura in Sudamerica, che la porterà dalle spiagge e dalle cascate del Venezuela fino alle insidie della foresta amazzonica peruviana. E coronerà il suo sogno: essere, finalmente, una Cosmoinviata!

Sono proprio contenta di sfoggiare il mio fidanzato: è ancora più bello, così abbronzato, in pantaloni chiari e polo blu scuro con righino bianco sul colletto. E non c’è rischio che me lo rubino: sui campi da golf girano solo vecchie befane, mi sono informata.
Alla Segreteria del Golf Club ci accoglie con un sorriso un’avvenente ragazza, in polo aderente smanicata e shorts. Sul petto (una quarta abbondante) ha appuntato un cartellino con il nome: Rebecca.
“Siamo qui per la lezione di prova!”, dico, prima che David possa aprire bocca (meglio troncare subito le occasioni di relazione con il nemico).
“Immagino vorrà cambiarsi… Se non ha l’abbigliamento adatto, il nostro shop offre una vasta scelta di completi da donna. Ora sono in saldi.”. La fortunata mortale sta guardando proprio me: la tuta felpata, abbinata a una vecchia polo di David, non deve averla ben impressionata.

Chiara Santoianni, Il diario di Lara, ARPANet Edizioni, 2009, pp. 212, € 10

Il diario di Lara

VINCITORE CHICKCULT 2008 Cosa succede quando una single 30enne – sempre in lotta con la bilancia e alla ricerca della sua indipendenza, del lavoro ideale e dell’anima gemella – applica un po’ troppo alla lettera i consigli della sua ‘bibbia’: la rivista femminile più letta nel mondo, “Cosmopolitan”? Ne accadono di tutti i colori, come succede a Lara, eroina chick lit alla Bridget Jones, quando mette in pratica i Cosmo-consigli in tema di lavoro, di beauty & wellness, ma soprattutto di seduzione. Impegnata invano nella riconquista di Oscar, fidanzato storico impigrito, ma anche nella ricerca del lavoro giornalistico dei suoi sogni, Lara si butta a capofitto in avventure di ogni tipo, che la porteranno a ritrovare l’autonomia nella vita da single, attraverso un percorso da romanzo di formazione in rosa. Districandosi tra una rivale in amore, una flatmate particolare e una collega di scrivania un po’ troppo raccomandata, e viaggiando tra Parigi, Londra e i fiordi norvegesi, Lara si caccia continuamente nei pasticci, ma alla fine ne esce sempre vincitrice, guidata dal principio di contare sulle sue sole forze e di inseguire i suoi sogni, perché si possono realizzare.

Quando Oscar è rincasato dal lavoro, un’aria di perdono era stampata sulla mia faccia.
“Ho riflettuto a lungo su noi due…”, ho esordito.
“Anch’io… e ho concluso che non siamo più fatti l’uno per l’altra. Puoi tenere la collezione di francobolli, ma la tazza di Garfield, per favore, lasciala a me”.
Come buonuscita poteva fare di meglio.
Appena Oscar è andato via dalla stanza, ho afferrato la prima copia di Cosmopolitan a portata di mano e l’ho sfogliata affannosamente alla ricerca di qualche consiglio.
Non c’era nessun articolo intitolato “Sei stata lasciata? La vita continua!”, o “Meglio single che male accompagnati”. In compenso, le pagine pullulavano di “Fallo impazzire a letto”, “La cucina dell’amore” e “Organizzagli un weekend da favola”.
Se non altro, c’era qualche dritta di self-help.
Ho disposto due sedie l’una davanti all’altra, mi sono seduta su una e ho parlato. Ho detto ad Oscar (virtualmente seduto di fronte a me) tutto ciò che pensavo di lui e dei cinque anni che abbiamo trascorso insieme. Nonostante le apparenze, è stata una conversazione molto realistica: quando gli parlo, di solito non risponde. A questo punto, ho cambiato sedia e mi sono impersonata in Oscar, come diceva Cosmo, per cercare, esprimendomi come lui, di capire le sue ragioni. In questo caso, è stato ancor più facile: “Sono stanco!”, ho esclamato, e me ne sono andata.

Chiara Gily, Scherzi del destino, “A cuor leggero”, Cento Autori, 2016, pp. 192, € 7,50.

Bianca, 27enne milanese, ha tutto ciò che desidera: un lavoro gratificante in una società di consulenza aziendale, un gruppo di care amiche e l’uomo dei suoi sogni, Pietro. Marilori, 25enne, amministra a Taranto l’impresa familiare di catering Le Banquet, in cui lavora con suo padre e i cugini. Quando Bianca, per prepararsi a diventare una brava moglie, crea un blog dove condivide la sua nuova passione per la gastronomia, Marilori entra a far parte dei suoi lettori e a scriverle. E, complice l’intimità creata dal Web, la corrispondenza con la “commercialista in cucina” diventa un’amicizia reale. Tanto che Marilori la vuole al suo matrimonio come damigella d’onore. Ma il destino ha in serbo molte sorprese, che cambieranno per sempre il corso degli avvenimenti…

La sveglia del cellulare suona puntuale come ogni mattina, alle 6:00; fuori è ancora buio. Apre gli occhi e subito un sorriso le si allarga sul viso. Con un gesto felino spegne le note di Viva la vida dei Coldplay che le hanno dato il buongiorno e si gira dall’altra parte del letto per verificare che Pietro stia ancora dormendo. Odia essere svegliato presto – e ancor di più dai Coldplay – e ogni mattina Bianca sfida il suo sonno leggero, perché a lei quella canzone regala un incredibile buonumore e, soprattutto, mai rinuncerebbe alle sue colazioni solitarie nel silenzio della loro casa.

Luce Loi, Tra le stelle e le onde, “A cuor leggero”, Cento Autori, 2016, pp. 139, € 7,50.

Cristina, studentessa ventiduenne di Psicologia, passa le sue giornate sui libri, incurante delle opportunità di divertimento che la vita potrebbe offrirle, ma soprattutto di quelle di… fidanzamento! Con grande cruccio di nonna Elsa, che la vorrebbe vedere sistemata, possibilmente con un buon partito. Quando, però, il destino, per il tramite dell’amica cartomante Dora, fa sapere che l’uomo giusto per Cristina esiste eccome, ha gli occhi chiari e si troverà su una nave, le speranze di Elsa sembrano potersi realizzare: basterà convincere la nipote a seguire lei e Dora in crociera e l’atmosfera da Love Boat farà il resto. Ma sulla nave non ci sarà soltanto l’uomo dei sogni…

Quando varcò la soglia della sua cabina, Cristina si guardò intorno con emozione. Il mobilio, in legno scuro verniciato, era in stile marinaro. Sul letto, una coppia di asciugamani piegati come origami si esibiva nell’imitazione di un veliero. Mentre disfaceva i bagagli ed estraeva quasi con deferenza i libri che aveva portato con sé, pensò a come l’avrebbe presa in giro la sua amica Gioia. Partire per una crociera con i manuali universitari era da nerd, ma non aveva potuto farne a meno.

Mariachiara Cabrini, Lie4Me. Professione bugiarda, “Elite”, Harlequin Mondadori, 2015, pp. 105, € 3,49, e-book

Alice Schiano ha un’irrefrenabile fantasia. E vuole usarla per migliorare la sua vita, ma anche quella degli altri. Sì, perché, quando si è in grado di inventare bugie a ripetizione, può darsi che la faccia tosta torni utile: ad esempio, ad aprire un’agenzia di successo, il cui scopo è mentire… A fin di bene, per cavare gli altri dagli impicci. Così, Alice si trasforma in una professionista della bugia, in grado di aiutare i suoi clienti a mollare il partner senza troppa sofferenza, o a fare bella figura in ufficio. Finché qualcuno non fa saltare in aria la sua auto. E un’incallita mentitrice come lei deve mettersi alla ricerca della verità. Mariachiara Cabrini, blogger su L’arte dello scrivere… forse con il nickname di Weirde e già autrice di romanzi (per 011, Harlequin Mondadori e altri), in Lie4Me ritorna al chick lit venato di giallo – già sperimentato con Imprinting love – per farci divertire, e per dimostrare che le bugie non sempre hanno le gambe corte…

Come si permette?! Solo perché mi ha trovata di notte, sul ciglio della strada, truccata pesantemente, con una parrucca rossa, abiti succinti e biancheria sexy, come può saltarle in mente che mi stia prostituendo? Non ha il minimo senso logico. È proprio vero che gli uomini pensano a una cosa sola…

Valentina Ruble, E lei chi è?, “Neoteroi”, Uroboros, 2015, pp. 220, € 14

Dopo un viaggio nella Repubblica Dominicana che ha rivoluzionato la sua vita, la trentenne Paula (già nota ai lettori di Principessa no grazie) ha ormai coronato i suoi sogni: sta per andare a convivere con Marco. Ma il passato, nella persona del fascinoso animatore Josè, riemerge dalle trasparenti acque dei Caraibi, pronto a sconvolgere l’esistenza di Paula, quella della wedding planner Francy e dell’attrice londinese Susan. Tra intrecci, colpi di scena e molta autoironia, i personaggi di Valentina Ruble tornano a farci sorridere.

Silvia Mango, Lovangeles, “You Feel”, Rizzoli, 2014, pp. 123, € 2,49 (ebook)

La tranquilla esistenza di Loretta Cammareri, giovane sceneggiatrice italoamericana che vive a Los Angeles, sta per essere sconvolta. Suo padre, il ‘boss delle mozzarelle’ più buone della California, è scappato, pieno di debiti e di capi d’imputazione, per destinazione ignota e la madre, sconvolta e abbandonata, sta per trasferirsi nel suo appartamentino da single. Tra un avvocato rubacuori con il nome di un presidente americano, un fidanzato artista passionale ma possessivo e un’ex amica ex cicciona, ora seducente attrice hollywoodiana, Loretta certo non si annoia! Nella città del cinema tutto può accadere, e, come in ogni film americano che si rispetti, dopo mille peripezie si potrà contare sul lieto fine…

Adoro indossare stivali. […] Ne possiedo una collezione intera, in pelle, scamosciati, dalle più classiche tonalità marrone, nero, blu scuro, alle più stravaganti, come quelli rossi con le borchie o bianchi con le frange da cow girl. Per alcuni spendo una fortuna. Nel senso che più dispendiosi di loro ci sono solo i gioielli di Tiffany. È una follia… Ma quanto ci sto bene dentro i miei stivali lo so solo io. Per me, che raggiungo a mala pena il metro e sessanta e che Madre Natura ha dotato di polpacci tondi e ben torniti (la versione moderna di Betty Boop per intenderci), sono un po’ come i capelli lunghi per Sansone. Con loro ai piedi mi sento una virago, una amazzone. Sgambetto decisa e sicura per l’ufficio, posso accavallare le gambe con aria sofistica e picchiettare il tacco mentre sono in attesa alla posta.
Perché l’unica caratteristica che li accumuna è il tacco, che sia alto, altissimo, vertiginoso. La gente non la smette di stupirsi. “Come fai a non cadere?” mi chiede. Be’, una volta anch’io sono caduta, ma di proposito e con malizia, nel letto di Vince. Lui si fece serio in volto e mi chiese: “Cos’altro sai fare con quei tacchi?”. Poi mi attirò con decisione a sé e… Ah, bei ricordi!

Corinne Savarese, Cara cognata, ti odio! Amazon, 2013, pp. 273, € 2,68

Cara cognata, ti odio!Può una cognata creare uno scompiglio tale da rendere impossibile una relazione di coppia? Invadente e gelosa oltre ogni limite, pur di continuare a essere ‘l’unica donna’ di suo fratello, Annabella, dopo averlo cresciuto come una madre, ora pretende di dettare le regole della sua vita, ignorando le esigenze della fidanzata ‘ufficiale’ Daphne. E così, quella che sembra essere una bella amicizia tra le due ragazze si trasforma ben presto in un incubo senza esclusione di colpi. Corinne Savarese, milanese ma marchigiana di adozione, apre con questo titolo la serie “Cara, ti odio!”.

Silvia Mango, 3 cuori e un bebé, ARPANet Edizioni, 2012, pp. 396, € 14

VINCITORE CHICKCULT 2012 Giada vive sulla riviera francese, ha un lavoro precario ma supertrendy e un fidanzato dolce e comprensivo, Sandro. Peccato, però, che il bambino che si ritrova improvvisamente ad aspettare sia di un altro! E così entra in gioco Paolo, affascinante viveur che non pare per nulla pronto a diventare padre. Ma Giada è decisa a dare una famiglia alla sua bambina, a costo di difendere con le unghie e con i denti il suo boy dalle insidie delle altre donne… In testa a tutte, la filiforme Penelope. Ma gli imprevisti sono sempre in agguato e a Giada non resterà altro che affrontarli alla sua maniera ingenua e pasticciona, con il supporto di una migliore amica new age e la presenza di una mamma un po’ troppo invadente. Senza mai perdere di vista il suo sogno: diventare l’assistente personale dello chef Anthony Bourdain.

“Sono bastati tre minuti. Tre interminabili, angoscianti, terribili minuti, ed ecco avverarsi i miei peggiori incubi. Ho fissato a lungo la figura riflessa nello specchio del bagno, la superficie leggermente appannata dal vapore della doccia, come se si trattasse di un’estranea. In mutande e canottiera bianca, il mio volto risaltava cadaverico, vagamente tendente al giallino delle mattonelle. Nella maledetta finestrella nel test avevo appena visto spuntare una linea blu di troppo, quella che equivale a una sola, lapidaria e agghiacciante verità: IN – CIN – TA.
In altre parole: spacciata, fottuta. Caput.
Mi sono seduta sul bordo della vasca allungando le gambe sino a toccare la parete di fronte con la punta dei piedi. E no, non ho un paio di gambe chilometriche, solo un bagno lillipuziano.
Mentre gli uccellini cinguettavano sui tetti, la sveglia suonava per la quarta volta e le orecchie iniziavano a ronzarmi pericolosamente, mi sono lasciata scivolare a terra.
In quel momento ho aperto gli occhi.
Sono una vera deficiente. In un mondo dove esistono più metodi di contraccezione che uomini disposti a inseminarti, come diavolo ho fatto a finire in una situazione tanto assurda? Che poi, il problema non è che sono incinta… o meglio, non è solo che sono incinta.
Il problema è che sono incinta di Paolo. E il mio fidanzato si chiama Sandro.

Elisabetta Belotti, Il manuale del Perfetto marito, Sesat Edizioni, 2012, pp. 118, € 10 – e-book € 0.99

La guida ideale per le principesse del Duemila, consapevoli che la formula con cui finiscono le fiabe “E vissero felici e contenti” è, in realtà, un finale aperto.
Il matrimonio, infatti, non è la lieta conclusione di una storia d’amore, ma la sua continuazione sotto un’altra forma. Quando la musica è finita e gli amici se ne vanno, quando lei si toglie il velo e lui il fiore all’occhiello, quando il giorno dopo lei si sveglia con un sorriso beato dipinto sul viso… il gioco è appena cominciato.
Dal marito raffinato a quello trash, da quello sportivo a quello noioso, un esilarante manuale sulle più comuni caratteristiche dei vari tipi di “lui” scelti da donne innamorate che, fino al fatidico “Sì, lo voglio”, erano convinte di aver impalmato il Principe Azzurro e non il fratello sfigato di Shrek.

Il Matrimonio! Dopo anni di fidanzati sbagliati, storie nevrotiche, telefonate notturne e disperate alle amiche, sarabande di SMS chiarificatori e di originali “Non sei tu, sono io…” o di “Sono in crisi, prendiamoci una pausa di riflessione…”, insomma, dicevamo, dopo anni di torture sentimentali o di brillante singletudine, finalmente avete raggiunto il vostro obiettivo, realizzato il vostro sogno, afferrato il vostro tram del desiderio. In poche parole, avete detto sì a qualcuno che vi ha giurato amore eterno. […]
Comunque ci siate arrivate, ora è certo: siete una moglie. Per logica ferrea, ne discende che avete un marito.
Ora, pensate davvero che dopo tutta questa fatica possiate riposarvi?
Realmente credete che aver trovato l’uomo giusto in mezzo a mille bidoni, averlo convinto a passare la vita con voi, aver organizzato un matrimonio semplice ma raffinato (impresa un filo meno impegnativa della quadratura del cerchio), credete che tutto ciò meriti un bel “E vissero felici e contenti”? Pensate di poter finalmente tirare il fiato?
Sveglia, principesse del Duemila!

Valentina Ruble, Principessa? No, grazie, Uruboros, 2011, pp. 227, € 13

Dopo aver lasciato il fidanzato durante il pranzo di Natale, mentre le sta facendo la proposta di matrimonio davanti alla famiglia riunita, la ventinovenne Paula si trova a fare i conti con un nuovo tipo di vita: quella che veramente vorrebbe. E così, per rassicurare una mamma apprensiva che teme resti zitella, confeziona un fidanzato immaginario, mentre, per prendersi una pausa dai colleghi di lavoro, fa rotta – da sola – per la Repubblica Dominicana. L’atmosfera caraibica sarà galeotta e Paula, tra le attenzioni di un bell’animatore, i cocktail di frutta e le spiagge dorate, si sentirà quasi una principessa. Ma non tutto è come sembra…

Ripenso alle giovani tedesche di ieri. Saranno state un metro e settanta per quarantacinque chili al massimo. I loro capelli parevano appena stirati nonostante i numerosi bagni in mare, e, cosa più importante, non avevano un filo che fosse uno di cellulite.
Io invece ce l’ho, l’ho vista. E la rivedo ogni volta che trovo il coraggio di dare la schiena allo specchio e incurvare all’indietro la capoccia, proprio come ho fatto stamattina una volta scesa dal letto.
«Speriamo abbia preso da me» diceva mia madre a mio padre con aria preoccupata durante le mie affogate notturne di gelato prima degli esami. E io alzavo lo sguardo e l’ammiravo in tutto il suo splendore: fisico snello da bambina; snello e con un seno prorompente da adolescente; snello, con seno prorompente e qualche ruga per nulla fastidiosa a cinquant’anni.
Poi davo un’occhiata a mio padre e alla sua pancia che si dilatava di anno in anno, e allontanavo la vaschetta ipercalorica su cui rigettavo il mio stress da studio, temendo che un giorno mi sarei potuta pentire di aver ingurgitato infinite cucchiaiate al gusto di limone e fragola.

Lucia Resta, Abbasso Cenerentola, Boopen LED, 2010, pag. 223, € 13

Giulia è una giovane giornalista precaria che colleziona situazioni imbarazzanti e soffre di un’acuta sindrome di Cenerentola: mentre cerca uno scoop che le permetta di conquistare la fiducia del suo capo, sogna di incontrare il Principe Azzurro. Dopo cocenti delusioni con un avvocato sciupafemmine e un noioso architetto, Giulia decide che è arrivato il momento di smettere di credere alle favole e di concentrarsi sulla sua carriera: “Abbasso Cenerentola!” diventa il suo motto, ma questo non le impedisce di cacciarsi in una serie interminabile di guai tragicomici. La sfida impari tra Giulia e Cenerentola avrà una vincitrice?

Quasi quasi mi faccio suora. Ma sì, tanto la mia vita sociale non è molto diversa da quella delle suore. Uscite serali quasi nulle, fidanzati zero, amici pochi. Ormai lavoro giorno e notte per racimolare qualche soldino in più e prendere un monolocale in affitto da sola, senza quelle decerebrate delle mie coinquiline tra i piedi.
Sono sul 46, l’ho preso a Piazza Venezia e mi porta dritta a casa. Davanti a me c’è una suora vera. Sembra tranquilla, beata lei. Non deve preoccuparsi né dei capelli né dei baffetti e ovviamente figuriamoci se si deve depilare le gambe e sopportare il supplizio della ceretta. Magari è una suora tipo Whoopi Goldberg in Sister Act: Sa cantare, dirige un coro e ha alle spalle una vita da showgirl. Stai a vedere che alla fine si diverte anche più di me. Sì, potrei farmi sicuramente suora, se solo avessi la “chiamata” e se mi togliessi dalla mente quella maledetta fissazione di trovare il principe azzurro, inculcatami dalle favolette che leggevo da bambina e dai cartoni animati giapponesi pieni di figaccioni come Shiro, Abel e André Grandier.

Silvia Giovannini, Effetto Lifting, Macchione Editore, 2010, pp. 267, € 16

Una multinazionale cosmetica, con sede a Milano, si prepara a lanciare un prodotto rivoluzionario: un miracoloso fluido “effetto lifting”, che potrà trasformare ogni ragazza ‘normale’ in una donna da favola, permettendole di conquistare ogni uomo. Il sogno proibito di tutte. Ma le cose non sempre vanno come dovrebbero… Su questo sfondo, tra desideri di maternità e di carriera, si muovono le protagoniste Gio, Ludovica, Iaia e Silvia, che, tra una cura di bellezza e l’altra… impareranno a valorizzarsi anche interiormente.

Abbandonato il metodo Guarda Come Sono Intelligente che, tutto sommato, non consiglierei a nessuna donna dotata di cervello, ho sposato una nuova filosofia Guarda Come Sono Carina, Niente Da Diventare Playmate dell’Anno, Ma Nemmeno Da Buttare Via. Insomma, l’idea è: devo essere al massimo, sfruttare le mie potenzialità, e chi mi vedrà dirà: «Che carattere!». O, meglio, molto meglio: «Quant’è figa!». Da «Quant’è figa!» ad «Assumiamola!» il passo è veramente breve: è tutto così lampante.

Anna Magli, Mammina vecchia fa buon brodo, Edizioni Cento Autori, 2010, pp. 120, € 12

Diventare mamma è sempre un evento che sconvolge la vita. A 40 anni, però… molto di più! Anna Magli racconta, attraverso un diario umoristico (e autobiografico), la sua trasformazione da giornalista in carriera a “primipara attempata”, dal concepimento al parto. Sempre sorridendo sui piccoli e grandi problemi della vita di ogni giorno e sulle manie e apprensioni materne. Un manuale di auto-aiuto per tutte le mamme over 40, ma anche per tutte le donne che abbiano un figlio, o abbiano solo desiderato di metterlo al mondo.

La primipara attempata generalmente non si iscrive ad un solo corso di preparazione al parto ma minimo a due: quello del consultorio locale e quello della clinica dove ha deciso di partorire. La primipara attempata si distingue dalle sue colleghe di corso non solo per l’età e l’accanimento accademico ma anche per l’abbigliamento. Mentre intorno a lei si muovono vezzose salopette aderenti sui pancini, gonne sopra al ginocchio, colorati top con pancia a vista e vivaci caftani etnici, la primipara attempata si presenta nel più classico pre-maman stile Holly Hobbies dai colori in bilico tra il rosa pallido ed il blu militare, che la fanno assomigliare ad una vecchia bambina obesa. L’indole ansiosa della primipara attempata si manifesta spudoratamente durante i momenti di confronto che ogni corso pre-parto che si rispetti impone una volta al mese. […] Mentre le domande delle mamme giovani sono leggere e leggiadre come i loro vestitini e si concentrano su come evitare le smagliature, dove acquistare i completini intimi pre-maman più sfiziosi, quale sarà la dieta per ritrovare presto il peso forma, le domande della primipara attempata spaziano tra un trattato di clinica ostetrica ed un compendio di chirurgia d’urgenza.

Elena Depaoli, Come posso farcela, Gianni Iuculano, 2009, pp. 212, € 16

Melissa Pastai ha 25 anni, pochi soldi, nessun lavoro e una gran voglia di trovarsene uno, che sia finalmente quello giusto. Così, quando il destino le pare offrire l’occasione della sua vita, Melissa accetta con entusiasmo il nuovo impiego: stipendio da favola, benefit, tempo libero, ma… Il datore di lavoro non è proprio quello dei suoi sogni! Con questo romanzo d’esordio Elena Depaoli si consacra scrittrice piena, affrontando con maestria la trama intricata e facendoci sorridere sempre.

Rischiai un frontale due volte per sorpassi azzardati su linee non tratteggiate e persi il conto delle macchine che strombazzarono in segno di protesta al mio indirizzo. Ferma in colonna sul cavalcavia e poi anche sul ponte del Ticino ebbi il tempo di enumerare i punti della patente che mi avrebbero tolto i poliziotti se mi avessero beccata a eseguire quelle manovre. Mi ero giocata circa l’equivalente di tredici patenti dopo sette anni di guida irreprensibile.
Alle due, cinquantatrè minuti e un paio di parolacce mollavo la mia macchina su un marciapiede a un isolato dalla piazza della Minerva, consapevole che se non me l’avessero sequestrata i carabinieri per parcheggio abusivo avrei messo la mano sul fuoco che al mio ritorno avrei trovato sul parabrezza una multa salata quanto il mare; corsi a perdifiato verso la ‘Castelli & Company’. Snobbai l’ascensore e macinai a piedi le rampe di scale fino al terzo piano, vi approdai con il fiatone di un asmatico che fa il maratoneta. […]
“Tre in punto.” esalai l’ultimo respiro accasciandomi sulla sedia dove il pomeriggio precedente mi ero volontariamente umiliata.
“Dal suo incartamento risulta che abita a mezz’ora a piedi da qui.”, disse con una smorfia e le mani intrecciate sulla scrivania. “Poteva se non altro rendersi più presentabile.”
Una zaffata del suo alito pestilenziale giunse alle mie narici e involontariamente parlai con voce resa nasale dal fatto che cercavo di non respirare a scapito del mio sistema polmonare quasi collassato.

Rita Adinolfi, Senza scarpe né rimpianti, Boopen LED, 2009, pp. 181, € 14

La seduzione nel nuovo millennio in un vero e proprio vademecum dell’acchiappo in gonnella, pungente e dissacrante verso ogni molecola dell’universo maschile. Senza scarpe né rimpianti porta il lettore nel complesso mondo delle quarantenni a caccia di emozioni vere, prendendo in giro le debolezze di ogni donna single che si rispetti. Se siete single e non sapete come resistere alla tentazione di gettarvi tra le braccia del primo venuto, possibilmente sposato, o se vi occorre un antidoto contro la masochistica tendenza a proiettare le vostre aspettative di vita su uomini che ricordano a malapena come vi chiamate, leggete questo libro e sarete salve. Parola di Rita Adinolfi, protettrice delle single.

Mariafrancesca Venturo, La sindrome dello shopping, Newton Compton 2008, pp. 304, € 12.90; ed. econ. pp. 190 € 4.90

“Studia o non potrai fare altro che la commessa!”, le dicevano i suoi insegnanti. E lei ha studiato; tanto che, in attesa di coronare il suo sogno di lavorare in teatro, fa proprio l’insegnante! Dopo 4 anni come commessa in una boutique nel centro di Roma… Con garbata ironia, M. Francesca Venturo ci racconta le sue esperienze di shop assistant alle prese con incontentabili ‘mesdames’ alla ricerca di un vestito “color delle piume del pavone”, di un abito “più sguang” o di un “sotto per un sopra”, strappandoci sempre un sorriso.

Il culmine fu raggiunto una mattina, quando una signora si presentò davanti alle porte ancora chiuse del negozio.
“Senta buongiorno…”, mi disse con aria meditabonda e contemplativa, mentre aprivo i lucchetti della grande porta a vetri, “avete il foulard di Paola Barale?”
“Come prego?”, dissi con gli occhi ancora colmi di sonno e di vapor di caffè.
“Io vorrei il foulard di Paola Barale”. […]
“Paola Barale la soubrette?”
“Sì proprio lei!”, rispose speranzosa la cliente.
“No, non li vendiamo. Non sapevo che Paola Barale avesse creato una linea di foulard”.v “No, no, io lo voglio proprio il suo… Ho sentito che l’hanno messo in vendita! Solo il suo ti sfina il collo come a lei!”.
“Ah… capisco… Mi dispiace, ma non siamo noi che vendiamo il foulard di Paola Barale”, dissi non comprendendo ancora bene il senso delle parole che stavo pronunciando.
“Vabbe’ lo vado a cercare da qualche altra parte allora, arrivederci!”.

Claudia De Lillo, Nonsolomamma, Tea, 2008, pp. 280, €10

“Lei fa la giornalista finanziaria. Ha due hobbit di sesso maschile. Il più grande ha quattro anni, ama le donne, il cioccolato e Il Signore degli Anelli. Da grande farà il cavaliere Jedi. Il più piccolo ama le papere e le scarpe. Ha gli occhi tondi, come il protagonista di un fumetto giapponese. Nei suoi quasi due anni di vita ha detto «sì» una volta sola e se n’è subito pentito.[…] Lei ha i piedi per terra, i capelli a carciofo e un cronico senso di colpa. Ha giornate complicate e notti impegnative. Non si veste da strafiga perché sta scomoda, non si trucca perché non ne ha il tempo, non si mette la crema idratante perché se ne dimentica. Se per sbaglio chiude gli occhi, crolla addormentata. Lei è un’elasti-mamma, nel bene e nel male.” Il blog vincitore della categoria “intrattenimento” ai Blog Awards 2007 è un libro esilarante, che (siate mamme o no) vi farà innamorare dei piccoli hobbit e di Claudia De Lillo scrittrice.

Elastigirl e mr incredible applicano il metodo Estivill. O meglio, lui lo applica con successo, lei è un po’ più mollacchiona e ogni tanto cede ai ricatti dei mostri.
Domenica sera. Il nano piccolo è indemoniato. Evento piuttosto raro.
Mentre il piccolo assatanato urla tra le sbarre del suo lettino, Mr Incredible e Elastigirl indicono una riunione in sala per decidere il da farsi.
“Sta benissimo. Sta solo facendo lo stronzo. ignoriamolo” dice l’estivill-boy.
“Magari ha maldipancia, maldigengive, maldimamma?” azzarda elasti-budino.
Improvvisamente si materializza lo hobbit grande, seduto sul divano, gambe accavallate.
“io direi… Lasciamolo sclerare”
“Nano? Cosa c’entri tu? E come parli???”
“Io sono il fratello. Dicevo, lasciamolo sclerare ben bene. Così impara”
“Lasciamolo sclerare? Ma cosa dici? E cosa deve imparare poveretto?”
“Deve imparare a non sclerare. Per me non dovete preoccuparvi comunque”.
“Infatti non siamo preoccupati per niente”.
“Se lui sclera troppo e mi disturba, io vi chiamo e voi mi faCEte dormire qui sul divano. Non ho problemi. Vi chiamo, mi date una coperta e non ho problemi. Lui può sclerare tranquillo di là tutta la notte”.
Ma quel genio del signor Estivill ha mai testato nel lungo periodo gli effetti sui bambini dell’applicazione del suo metodo?

Liz Jones, Il matrimonio di Liz Jones, Tea Due, 2008, pp. 276, € 5,90

Il libro che ogni donna dovrebbe leggere. Perché racconta, senza mezzi termini, tutta la cruda verità su una relazione d’amore e di convivenza: quello che le donne sposate non dicono, ma che ogni donna sposata, se potesse, racconterebbe alla sua migliore amica. La Liz Jones autrice (giornalista affermata, ex direttrice dell’edizione inglese di Marie Claire) racconta se stessa, e la relazione [oggi finita! ndr] con il ben più giovane e altrettanto innamorato Nirpal, nella Liz Jones protagonista. Dalla singletudine forzata, attraverso i legami da “donna che ama troppo”, Liz approda alla storia d’amore con un Ventiseienne indiano, poi promosso a Fidanzato e successivamente a Marito. Per lui sacrifica la sua indipendenza, i suoi spazi, il suo ordine ossessivo. Chiedendosi, sempre, se ne vale la pena, ma nel contempo rendendosi conto che i difetti non sono tutti in lui…

Silvia Colombo, Confessioni di una mamma pericolosa, Fazi, 2008, pp. 168, € 13

Un libro che tutte le neomamme (ma anche le neozie, le neononne, i neopapà…) dovrebbero leggere. Silvia Colombo, critica cinematografica, un bel giorno si ritrova alle prese con due esserini alieni: non parlano la sua lingua e sono totalmente imprevedibili. Gestire un bambino non è facile per una giovane mamma, ma con due insieme si rischia di impazzire. Nonostante l’aiuto di nonni & co.: anzi, proprio per questo. E così, Silvia decide di mettere a frutto la sua “rabbia”, nata insieme alle piccole Ilaria e Caterina, e la sua esperienza di educatrice per l’infanzia, per elaborare una serie di teorie ‘assolute’ sull’educazione dei pargoli. Il libro è divertentissimo, ma il bello è che le teorie… funzionano sul serio!

Alessandra Casella, Un anno di Gloria, Salani, 2001, pp. 202, € 10,33

Un po’ Bridget Jones, un po’ la ragazza che tutte noi siamo, Gloria, single poco più che 30enne romantica e pasticciona, lavora come segretaria in un’agenzia di pubblicità e passa le serate sul divano, tra film e barattoli di Nutella. Finché non le viene predetto che l’uomo giusto è all’orizzonte. E allora – sorretta dal suo Quadrato Magico di amici (Anna, Cinzia, Daniela e il ‘Divino’ Dario) – inizierà la sua personale lotta contro i chili di troppo, le colleghe arriviste, le rivali in amore e naturalmente la singletudine… Fino a trovare, in tutti i sensi, la vera Gloria. Attraverso il genere del diario, con uno stile che interpreta in maniera straordinaria l’autoironia della protagonista, Alessandra Casella si ricollega, in questo suo primo esperimento letterario, alla comicità espressa ne La tv delle ragazze, per regalarci appassionanti momenti di pura evasione.

Sono stata tutto il giorno con una mise da Lola Falana e le antenne al massimo, e neanche l’ombra di un uomo bruno all’orizzonte. […] Nada de nada de nada. L’unico uomo bruno che ho incontrato era il vigile che stava per darmi la multa. Multa che, peraltro, sono riuscita a farmi togliere fingendo di essere incinta al secondo mese con una gravidanza a rischio. Alla fine s’è impietosito, e guardandomi la pancia ha detto: «Eh, sì, è già bella grossa!» Forse avrei preferito la multa.