ILARIA GASPARI SVELA LA VITA SEGRETA DELLE EMOZIONI
Dopo averci dato Lezioni di felicità, sperimentando nella sua vita gli insegnamenti delle scuole filosofiche greche per farci scoprire come possiamo, oggi, sentirci padroni della nostra esistenza, con la Vita segreta delle emozioni Ilaria Gaspari ci fa entrare negli spazi più reconditi del suo cuore, perché possiamo arrivare alle profondità del nostro.
E lo fa mettendosi in gioco senza omissioni, raccontandosi in prima persona (“Sono stata una bambina emotiva, una ragazza emotiva, ora una donna emotiva. Mi agito con poco, mi lascio sconvolgere, mi commuovo, cambio umore”), e sempre facendosi accompagnare dai suoi ‘amici’ filosofi; per parlare di nostalgia, rimpianto e rimorso, ansia, compassione, antipatia, ira, invidia, gelosia, e infine di meraviglia, felicità, gratitudine, con il tocco sicuro di chi sa che comprendere da dove venga un fenomeno, osservarlo, connetterlo al pensiero, alla letteratura e all’esperienza ci permette di avvicinarci ad esso con più leggerezza e meno timori. “Volevo parlare delle emozioni nella loro immediatezza”, ci dice, “senza pensare se siano buone o cattive, senza cercare di soffocarle”.
Proviamo a esplorare, insieme a Ilaria, il mondo delle emozioni: dopo, per noi, non avranno più segreti.
Apri il libro con un aforisma di Spinoza, il tuo filosofo preferito. Quali parti del suo pensiero entrano più in risonanza con il tuo, e cosa lo lega in particolar modo alle emozioni?
Aver passato tanti anni a studiare le sue opere – per la tesi triennale, poi per la specialistica, poi per il dottorato… – ha fatto sì che, a ben guardare, il mio pensiero sia stato proprio modellato da quello di Spinoza. È l’autore con cui ho imparato a ragionare; per questo mi è difficile distinguere il suo influsso sul mio lavoro. Non riesco a immaginare altra via che la terza parte dell’Etica, per avvicinarmi al tema delle emozioni. La teoria degli affetti di Spinoza è una lettura fondamentale, e sconvolgente. Ci mostra come sia importante guardare anche alla nostra vita affettiva come a una possibilità di conoscenza; ci insegna a rinunciare alla tentazione di giudicare, di etichettare come buono o cattivo il nostro sentire, applicando una valutazione morale a qualcosa che, invece, è una pura reazione fisiologica a uno stimolo; e togliendoci, quindi, la responsabilità etica di concentrare il giudizio su azioni e comportamenti che da quel sentire dipendono, se ce ne facciamo dominare e non riusciamo a padroneggiare, a comprendere quel che ci accade. Inoltre, e questo è un aspetto bellissimo di questa terza parte dell’Etica, ci fa pensare alla gioia come a una forma di conoscenza, e alla conoscenza come a una forma di gioia. Credo che questo sia bellissimo: l’idea che più vediamo, e comprendiamo, più ci “perfezioniamo”, ovvero: esistiamo con più intensità, con quell’intensità del radicarsi nell’essere che Spinoza chiama Laetitia, cioè, appunto, gioia.
Secondo Epicuro, il discorso filosofico è utile solo se cura qualche male dell’animo umano. La prima emozione che affronti è la nostalgia: quali ‘medicine’ filosofiche potremmo usare per alleviarla?
In realtà credo che la nostalgia sia molto difficile da alleviare; e penso che questo alla fin fine sia un bene: è un’emozione che ci fa comprendere la vertiginosa realtà del tempo, che ci mette di fronte a quella verità – quasi insostenibile, tanto è intensa – che ci riguarda tutti, e a cui non possiamo sfuggire: che il tempo fugge in una direzione, e che noi, nel tempo, nel suo flusso, cambiamo continuamente. Che non esiste un “io” fisso, immutabile, impermeabile. È una cosa molto difficile da accettare; la nostalgia, che è un’emozione straziante e dolcissima insieme, ci permette di accostarci a questa rivelazione. Ecco, forse, vederla in questi termini è il modo per evitare che si trasformi in una pura e semplice passione triste. Per evitare che ci domini.
Sono molti i punti del libro in cui citi l’ansia, con cui ammetti di coltivare “una lunga relazione, cominciata nell’infanzia”. Nel capitolo sull’ansia, scrivi: “la conosco tanto bene da non potermi impedire di considerarla una vecchia amica; in qualche modo, quasi, le voglio bene. Mi è stato detto che dovrei vincerla, cercare di estirparla, curarla, che dovrei liberarmene. Ma io, ormai, non ne ho più voglia”. Imparare ad accettare le proprie emozioni è il primo passo verso la serenità?
Devo dire che, da ansiosa, io non conosco troppo bene la serenità; sono abituata a convivere con un sottofondo di ansia, tanto che quando non sto in ansia mi viene l’ansia per l’assenza dell’ansia. Non è un’ansia patologica – voglio dire, non mi impedisce di affrontare le cose, non mi paralizza; mi mantiene costantemente all’erta, e in questo, penso, mi è a suo modo utile nel guardare il mondo, anche se è una fatica perenne. Ma, certo, penso che sia importantissimo, fondamentale, imparare ad accettare le proprie emozioni: anche quelle che non ci piacciono, anche quelle che non sono piacevoli da provare. Come l’ansia, ma non solo: come l’invidia, la gelosia, l’antipatia… tutte emozioni che, se potessimo, magari ci risparmieremmo, perché mentre le proviamo siamo scomodi, a disagio, perché sono spiacevoli. Eppure, sono importantissimi strumenti conoscitivi, a loro volta; e a volte risultano spiacevoli solo perché in realtà ci stanno mettendo di fronte a parti di noi che non ci piace vedere, ma che esistono. Reprimerle è pericoloso: un’emozione repressa si trasforma sempre in qualcosa di più torbido e tenace, con, in più, un eccesso di rabbia e paura.
“Infinite volte mi sono chiesta perché mai non mi so arrabbiare […] Spesso mi capita di sentirmi dire, da chi mi conosce anche poco e mi vede reagire alle contrarietà con un sorriso, o mantenere la pazienza di fronte alle provocazioni, che sono una persona buona, ma io so che non è così. Non è bontà, è repressione.” Capita probabilmente a molti, ma non hanno il coraggio di ammetterlo. Se potessi tornare indietro, vorresti imparare ad arrabbiarti, o la scelta vincente è saper gestire la rabbia, sia pure trattenendola?
Sì, vorrei imparare ad arrabbiarmi – forse non è troppo tardi, per vincere l’abitudine a non farlo. Ma penso che sia importante anche saper gestire la rabbia; saper gestire la rabbia, però, appunto, significa anche permettersi di provarla, non reprimerla come a lungo ho fatto io, e in parte continuo a fare: solo che per fortuna, anche proprio il fatto di aver scritto questo libro mi ha un po’ scossa, mi ha spinta a cambiare atteggiamento, passo dopo passo. Non si può cambiare la propria indole, ma si possono rimuovere, talvolta, certi blocchi e certi automatismi.
Al termine di molti libri ci sono i ringraziamenti e tu, giustamente, collochi la gratitudine nel capitolo finale. È un’emozione di grande attualità, basti pensare ai percorsi di mindfulness. A chi o a che cosa sei grata nella tua vita?
Sono grata a tantissime persone che ho incontrato nella mia vita. A chi mi ha insegnato qualcosa, a chi mi ha fatta sentire accolta quando io avevo l’impressione di essere fuori posto. A chi mi ha dimostrato che non devo sempre dimostrare qualcosa e che l’amore, come la gratitudine, fa saltare tutte le aritmetiche dei pro e dei contro, dei meriti e dei demeriti. A chi mi ha fatta sentire perdonata.
In questo tuo “viaggio emotivo per tappe”, come lo hai definito, ti sei messa a nudo, offrendo ai lettori, attraverso il racconto delle tue emozioni, i momenti più intimi della tua anima. Se lo facessimo tutti, il mondo sarebbe un posto migliore?
Non so se sarebbe un posto migliore, sicuramente molte persone potrebbero trarre beneficio da una sincerità più diffusa, più disarmata. Per me è stato un grande sforzo, ma so che mi ha fatto del bene: mi ha liberata. Penso che essere disposti magari anche a sbagliare, ma senza mascherarsi, senza camuffare i propri errori, significhi capire meglio gli altri ed essere meno dominati, quindi, dai nostri pregiudizi. Sì, in effetti forse, se tutti facessimo lo sforzo di abbassare le difese, esercitando la fiducia negli altri, il mondo sarebbe davvero un posto migliore.
Il tuo Lezioni di felicità è uscito nella primavera del 2019, un anno prima che perdessimo una parte della nostra libertà per le restrizioni dovute alla pandemia. Proprio durante il lockdown, hai parlato del tuo libro online, al webinar Oggi contatto la felicità del Festival della Filosofia in Magna Grecia. Riflettere sulle strategie dei filosofi per affrontare la vita può aiutare in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo?
Sicuramente. La filosofia, in fondo, si occupa della vita – ci parla della vita. Per citare ancora Spinoza, l’uomo libero (il vero filosofo) compie una meditazione della vita. Penso che questo aspetto “esistenziale” della filosofia oggi sia sempre più chiaro, a sempre più persone. L’unico rischio è quello di cedere alla tentazione di cercare soluzioni facili, figure di riferimento un po’ troppo padronali, ricette pronte. È importante invece ricordare che la filosofia pratica è un esercizio spirituale, non una formuletta da ripetersi per ottenere dei risultati preconfezionati.
Oggi, cosa rende felice Ilaria Gaspari e cosa la fa emozionare?
Tornare a casa. E trovare il mio cane che mi fa le feste come se avessi compiuto chissà quale impresa, e il mio fidanzato che ogni volta, prima dei miei ritorni dai continui viaggi lunghissimi che faccio, mi compra il latte perché sa che a colazione mi piace bere il caffelatte, quello di casa. È una cosa che mi emoziona tantissimo, perché in questo periodo sto lavorando tanto e sono spesso molto stanca, sapere che c’è qualcuno che si prende cura di me, e sapere che è qualcuno di cui anch’io amo prendermi cura.
- Ilaria Gaspari nasce a Milano il 30 settembre 1986; vive a Roma, dove scrive e tiene corsi di scrittura.
- Si laurea in Filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa; ottiene il dottorato all’Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne con una tesi sullo studio delle passioni nel Seicento.
- Nel 2015 pubblica per Voland il suo primo romanzo, Etica dell’acquario.
- Nel 2018, esce, per Sonzogno, Ragioni e sentimenti. L’amore preso con Filosofia.
- Nel 2019, pubblica per Einaudi Lezioni di felicità. Esercizi filosofici per il buon uso della vita, tradotto in diverse lingue; nel 2021, sempre per Einaudi, Vita segreta delle emozioni.
- Collabora, per la cultura, con le redazioni di “7 | Corriere della sera”, “Il Messaggero”, “Il Libraio”; tiene corsi e laboratori di scrittura alla Scuola Holden di Torino e alla Scuola Omero di Roma.
L’immagine di Ilaria Gaspari è tratta da Internet. Si resta a disposizione per citare i relativi crediti fotografici.