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“Tanto ci sei tu”. E lavoro solo io

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STEFANO P. 🙂 , ALL’ESTERO, ‘EMIGRA’ DA UN LAVORO ALL’ALTRO

‘Straniero’ senza diritti, nella mia Europa

Emigro in uno stato europeo per poter fare esperienze di lavoro e arricchire il mio curriculum. Entro in una grande azienda di trasporti e in poco tempo imparo il mestiere, divento viceresponsabile di reparto, tutti i colleghi mi apprezzano e il lavoro arriva a fiumi. Durante il periodo estivo vado in ferie; al mio ritorno, scopro che è stata assunta una nuova giovane impiegata, a cui devo passare il lavoro svolto fino a quel momento. I miei incarichi si azzerano quasi del tutto e divento il capro espiatorio dei problemi dell’ azienda.

La mia salute peggiora, inizio a non mangiare più, a essere sempre stanco e ad avere problemi fisici. Scopro poi di essere sempre stato sottopagato, e di molto. Penso di fare causa, ma mi dicono di non pensarci nemmeno: sono straniero in un paese diverso dal mio, e poi nemmeno mi crederebbero. Cerco di trovare un nuovo lavoro, ma tutte le porte mi vengono sbattute in faccia. Devo quindi lasciare la città. Scopro in seguito che tutto era stato calcolato, in quanto il mio lavoro era apprezzato e costituiva fonte di invidia per i miei responsabili.

“Tanto ci sei tu…” E faccio tutto io

Approdo infine in un’azienda di multimedia e vengo affiancato a una collega, che poi scopro essere la figlia del fondatore. Imparo abbastanza bene il mestiere, le altre colleghe mi apprezzano. Per dimostrare di essere volenteroso, mi offro di aiutare anche gli altri uffici. È la fine: la mia collega e gli altri impiegati mi inviano una gran quantità di lavoro, la mia collega inizia ad arrivare in ufficio quando vuole (“Tanto ci sei tu”), fa pause pranzo di un’ora, mi fa fare il suo lavoro con la scusa che lei le cose le sa già, invece io devo imparare, sostiene che dobbiamo aiutare un’altra impiegata perché è stanca e ha problemi in famiglia… Dulcis in fundo, mi rimprovera spesso dicendo che ciò che faccio è “easy-cheesy“…

Protesto con la mia responsabile, ma risponde che non può dire alla figlia del titolare di smetterla o di cercarsi un altro lavoro; casomai sarei io a dover andarmene se non accetto le regole. Aggiunge che in fondo sono io quello che devo imparare (sì, ma non posso svolgere il lavoro di tutti!). Conclusione? Sto cercando un altro lavoro, anche se non è facile, in quanto pure all’estero la crisi è molto forte.

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Pubblicato il Lavoro