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Tirocinio per (non) imparare

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G. 🙂 AL LAVORO VORREBBE IMPARARE. GLI ALTRI, DIVERTIRSI

G., 25 anni, è un’assistente sociale neolaureata, con tanta voglia di fare e di mettersi in gioco ma con ancora poca esperienza in campo lavorativo. Accetta di svolgere un tirocinio di 6 mesi presso un Ufficio di Piano, sito in un piccolo paese di 2000 abitanti. L’entusiasmo e la dedizione iniziale lasciano presto lo spazio a tanta amarezza e dispiacere. Il primo mese si propone di aiutare gli altri, cerca di rendersi utile ma le viene detto che in quel momento non c’è nulla da fare. Passano le settimane e G. è sempre più perplessa: ha investito tanto in quella nuova esperienza, ma si sente di troppo, un peso, quasi d’ostacolo ai colleghi più impegnati a ridere e a usare il telefono che a lavorare.

Constatando la scarsa voglia di integrarla e di renderla partecipe, G. si porta da casa materiale da studiare, libri inerenti i propri studi da leggere, in modo da non sprecare il proprio tempo. Ad ogni occasione G. viene derisa perché dedita più allo studio che al guardare filmati al cellulare o allo scherzare con gli altri bevendo il caffè. Qualsiasi cosa dica, viene contraddetta e sminuita e G. si chiude sempre più in se stessa. Nonostante questo, G. continua a mostrarsi entusiasta, gentile e disponibile con tutti, con la speranza di essere accettata dal gruppo. I colleghi hanno varie chat di gruppo sul telefono dalle quali lei è esclusa, così come è esclusa dalle cene di lavoro che si organizzano saltuariamente. Con l’andare del tempo gli insulti divengono sempre più pesanti, così come le umiliazioni in pubblico. Le uniche mansioni che le vengono assegnate sono fare fotocopie o dettare agli altri ciò che hanno da scrivere al pc. Il clima che si respira è assai pesante e le critiche sono all’ordine del giorno, soprattutto se si è assenti in quel momento.

G. però non si perde d’animo e cerca lavoro altrove, le proposte arrivano ma le sue colleghe, appena G. dice di voler andare via, le rispondono che non sarà mai all’altezza, che non ha alcuna competenza per poter affrontare il lavoro e le promettono che a fine tirocinio l’l’aiuteranno loro a trovare lavoro. In realtà, l’ultimo giorno di tirocinio G. viene accerchiata da tutte le colleghe e ognuna le disse ciò che pensa di lei: “Non hai le competenze adatte a questo lavoro”, “Dovresti rimetterti a studiare”, “Dovresti cambiare mestiere”, “Qui nessuno si è accorto della tua presenza: se c’eri o meno, non ci facevamo caso”. In più diffondono tali opinioni alle aziende da loro conosciute, ostacolando la sua ricerca del lavoro.

Testimonianza di G., raccontata da lei in terza persona

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Pubblicato il Lavoro