MARIA 🙂 OFFRE LA SUA TESTIMONIANZA DI DONNA INDIPENDENTE
Il precario equilibrio tra donne e uomini
L’equilibrio tra uomo e donna è sempre stato difficile, ma oggi lo è in particolar modo, poiché le donne non sopportano più. È ormai frequente una tipologia di donne che cerca con impegno e fatica la propria autonomia, indipendentemente da un uomo, per cercare di vivere comunque una vita gradevole e che valga la pena di essere vissuta. Io appartengo a questa categoria e vorrei dare anch’io la mia testimonianza. Ma prima vorrei fare qualche considerazione.
Il nuovo ‘modello’ di donna
L’immaturità esiste da entrambe le parti: ragazze che sognano l’amore purchessia e uomini terribilmente immaturi che rifuggono qualsiasi responsabilità, spesso aiutati da madri che colludono con loro. Mentre l’evoluzione delle donne è stata enorme, gli uomini fanno fatica ad accettare il nuovo modello di donna. ll vecchio era tutto a loro vantaggio, perché cambiarlo? Ricordo che tanti anni fa, a cena con un collega, lui sbottò pieno di rabbia, osservando un tavolo di sole donne: “Ma guarda quelle! Non hanno più neanche bisogno di un uomo per uscire!” La ribellione delle donne e la maggiore facilità a troncare relazioni non soddisfacenti, dovuta alla maggiore autonomia finanziaria, li sbalestra. E infatti la violenza sulle donne continua ad aumentare.
L’uomo ‘preistorico’ nel mondo di oggi
Il femminismo pensava che un’educazione diversa da parte delle madri potesse migliorare questa triste situazione; il tempo ha dimostrato che non è così. Le madri mediterranee hanno molte colpe, sbavano per i figli maschi, non li educano nemmeno a un minimo di autonomia. Ma anche nel mondo anglosassone, dove gli uomini devono collaborare alle incombenze domestiche, le separazioni sono addirittura più frequenti che da noi. Perciò, dobbiamo accettarlo e le ragazze devono saperlo subito: gli uomini sono diversi, per gli ormoni che li rendono più aggressivi e per la costituzione psicologica profonda.
Di questi ormoni così fuori luogo nel mondo della tecnologia parla Umberto Veronesi nel suo libro Dell’amore e del dolore delle donne, in cui sostiene che siano anacronistici nel mondo odierno, in cui la clava non è più necessaria. Per avere un mondo migliore, gli uomini devono imparare dalle donne, che hanno le caratteristiche più adatte per il futuro: sono in gamba nel lavoro, non aggrediscono, approfondiscono, mediano.
Donne e uomini: un modo diverso di vivere i sentimenti
Gli uomini scaricano i loro conflitti fuori, spesso in un rapporto che non vogliono approfondire; rifuggono l’interiorizzazione. Il contatto vero e profondo di cui le donne hanno tanto bisogno fa loro paura, poiché gli dà la sensazione di essere inglobati, riassorbiti; si difendono inconsciamente dal rapporto non equilibrato con la propria madre, di cui però è lei inconsapevolmente responsabile. La donna sogna di essere accolta, capita, con la stessa disponibilità con cui accoglie i figli; l’uomo no: vuole essere accolto ma difficilmente accoglie.
La sottomissione materna: un esempio da non seguire
Anch’io da giovane ho sognato l’amore e mi sono innamorata, ma ho tenuto vigile una parte di me che continuava a lavorare per me stessa; in questa maniera sapevo con certezza che quel che riuscivo a fare per me, con le mie sole forze, non avrebbe mai potuto essermi sottratto. Da bambina notavo la dipendenza di mia madre, la sua obbligata sottomissione, il suo dover decidere di nascosto, come per millenni le donne hanno fatto, costrette dal ruolo e dalla dipendenza economica. Mi sono sempre ripromessa che mai mi sarei trovata nella stessa situazione.
La strada verso l’indipendenza è lastricata di sacrifici
Mia madre ha voluto che studiassi: i suoi sacrifici economici li ho messi totalmente a profitto. Per mio padre, invece, il massimo a cui potessi aspirare era diventare sarta, nobilissimo mestiere molto creativo, che per lui significava però solo una insignificante sartina. Mi sono diplomata maestra, ho vinto il concorso, sono entrata in pianta stabile nella scuola, mi sono sposata. Già dopo il diploma avevo intrapreso l’università, a rilento per le difficoltà economiche; una volta sposata e con il posto fisso ho continuato a studiare con determinazione, mi sono laureata e sono passata alle scuole superiori. Cominciavano i primi problemi: mio marito mi scoraggiava, trovava mille modi anche raffinati per boicottare il mio studio; ma non ho mai mollato. Continuavo a studiare pur insegnando e occupandomi della casa, accudendo lui, pulendo, preparando da mangiare.
Un weekend da ricordare, per non dimenticare mai se stesse
Una volta, ormai finita l’università, stavo preparando l’abilitazione in Filosofia e Storia e mio marito organizzò un week end in un bellissimo hotel sul Canal Grande a Venezia. Avevo l’esame il martedì successivo, ma come fai a dire di no a un weekend a Venezia già prenotato e a lui che ti dice “Così ti riposi un po’”, anche se tra te e te pensi che ci si poteva andare dopo, magari a festeggiare l’esame superato? Ci sono andata, e in questa cornice meravigliosa mi ha piantato delle scenate assurde, ingiustificate, in modo che fossi psicologicamente distrutta per affrontare un esame.
Al momento, non ti rendi conto con la stessa chiarezza di molti anni dopo di quello che sta veramente accadendo, non credi che tuo marito, la persona che dovrebbe volere il tuo bene, voglia boicottarti così pervicacemente, ma già allora mi sono istintivamente ritirata in trincea, per mantenere protetta la parte di me che doveva preservare ciò che avevo studiato per affrontare l’esame.
Lo straniamento di voler essere autonome
Queste situazioni, che si ripetevano, mi davano un senso di straniamento, di isolamento, di scardinamento. Con quale amica puoi confidarti del fatto che il marito ti porta in un hotel da sogno e tu invece ti lamenti?
Figli non ne venivano (meno male) e io usavo proficuamente il mio tempo. Una volta c’era in visita mia suocera e alla tv una partita, io in cucina studiavo; lei entrò in cucina per ridere di me, perché loro si stavano divertendo e io, stupida, ero lì con i libri. Anche se ho avuto il solito marito educato male, non mi sono fatta schiacciare.
Viaggi e lingue per nutrire il cervello
Tanti anni dopo, quando ci siamo lasciati, ho cominciato una nuova vita come l’avrei voluta da ragazza. Ho fatto corsi di vela, ho passato vacanze bellissime in barca, in posti fantastici, anche per 40 giorni di seguito a zonzo per il Mediterraneo. Ma questa attività che mi piaceva tanto non mi ha mai fatto sentire “arrivata”. Era qualcosa che dipendeva dal caso, dall’esterno. Ho speso le mie estati andando in Germania a studiare tedesco, poi in Inghilterra per l’inglese; il francese lo conoscevo già. Avevo bisogno di qualcosa che nutrisse il mio cervello, che mi facesse sognare allargando i miei orizzonti.
Oggi mi rendo conto che ho investito moltissimo su di me; allora mi sembrava più un modo per riempire il vuoto che sentivo. Andavo all’estero in macchina, così, mentre accrescevo la conoscenza delle lingue, aumentava nel contempo la capacità di essere indipendente e padrona di me stessa in ogni circostanza. Visitavo il Paese, invitando gli studenti con i quali legavo di più, affascinata da mondi e da mentalità diverse.
La famiglia patriarcale resiste ancora
In questa vita così attiva ho incontrato molti uomini; li osservavo e ne ho quasi sempre avuto una misera impressione, erano sempre sostenuti da qualcuno. Ho sognato di poter condividere ancora la mia vita con uno di loro, ma non ho mai trovato quello che cercavo. Sono stata lasciata; disillusa, ho lasciato. So di non essere tenera con gli uomini, li osservo e non mi coinvolgono. Forse perché vedevo mio padre che pur con la sua ignoranza era circondato da una famiglia, da una donna che doveva dirgli di sì, che di noi bambine non si occupava e che invece si sentiva così fondamentalmente importante solo perché era nato maschio.
Mia madre no: mia madre, pur con la sua ignoranza e con i suoi limiti, con le ferite interiori subite dalla sua famiglia, dal marito, dalla vita, per la sua natura di donna ha dovuto accettare tutti i cambiamenti: la gravidanza, il parto, occuparsi dei figli, del marito e occupare un posto secondario. Gli adattamenti e le mortificazioni ha dovuto affrontarli. Anche se oggi la situazione è tanto cambiata, gli uomini, in fondo, vogliono ancora questo tipo di famiglia. Perciò io a un uomo non mi sono adattata.
A 60 anni, ho avuto voglia di ricominciare
Oggi ho 70 anni, ma la mia avventura non è finita. Dopo la pensione, ho lasciato Milano dove mi ero trasferita quando ho vinto il concorso, e che tanto mi ha dato in possibilità di evoluzione e di cambiamento, e ho scelto una parte dell’Italia ricca di cultura e di bellezza. Nei pressi di Orvieto ho potuto comprare una bella, grande casa e ho aperto un B&B, poco dopo il mio sessantesimo compleanno. Ho affrontato con entusiasmo la ristrutturazione, esponendomi anche finanziariamente con un mutuo e contribuendo manualmente ai lavori di restauro, costruendo piccoli mobili, che sono venuti bellissimi, applicando boiseries, segando, verniciando….
A guardare concretamente ciò che sono stata capace di costruire finalmente ho sentito una grande sicurezza in me stessa e nelle mie capacità, una grande serenità. Fino a quel momento non ero mai stata certa che ciò che facevo fosse giusto, nessuno mi aveva mai fatto complimenti o riconosciuto le mie capacità. Sono sempre stata sola. Mentre lavoravo, i vicini venivano a trovare questa strana donna intenta a segare e incollare, curiosi di vedere quando sarei crollata; gli operai addetti alla ristrutturazione mi osservavano scettici, sicuri che all’improvviso tutto si sarebbe fermato. Qualcuno di loro me lo ha anche detto: “Non ce la può fare, ha bisogno di un aiuto, di una sorella, di qualcuno” Lo sapevo benissimo da me, ma dove era mai stato questo “qualcuno” per me? Così non ho mollato e dopo un anno ero pronta ad aprire la mia attività.
Il divario tra generazioni non si è colmato
Mia madre, che ha fatto tanto perché io mi evolvessi, ma in maniera negata, rimossa, non ha potuto accettare che questa figlia si fosse tanto evoluta. Nel suo inconscio sono scattati meccanismi di invidia, rivalità e gelosia, non ha mai potuto starmi accanto nel profondo. Pur essendo ancora viva, non ha mai voluto vedere questa mia nuova, bella casa! Ha sempre inventato delle scuse. È rimasta attaccata a mia sorella, soffocandola.
Il lavoro non ti delude mai
Oggi, tutto quello che ho fatto in passato mi serve in questo nuovo lavoro, tutto ha trovato la sua esatta collocazione: le lingue mi permettono di interloquire con chiunque, di intercettare i clienti migliori e la mia cultura di offrire un’ospitalità di classe di cui le persone si accorgono. Non ho una famiglia, ma il lavoro mi permette di rimanere attiva, mi sento inserita in un mondo in continua evoluzione, ho l’esatta percezione dei problemi che ci circondano, incontro gente interessante e non dimentico le lingue. Sono sempre stata convinta che il lavoro non ti frega mai, ed è vero!