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CLAUDIA BOCELLI CI SPIEGA PERCHÈ HA FONDATO ZIRRAFA PER LA COMUNICAZIONE GENTILE
Ha scelto la giraffa, simbolo di empatia, come icona della sua idea di comunicazione gentile. E insegna all’università come esercitare una leadership in cui sia il rispetto a governare i rapporti tra capi e dipendenti.
Dopo 25 anni dedicati alla gestione delle relazioni in azienda, e sei di docenza di Leadership Gentile e motivazione nei master di alta formazione per manager e dirigenti della P.A. nel Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università degli Studi di Parma, Claudia Bocelli, sociologa, ha fondato Zirrafa: il suo modo di dire al mondo che è ora di mettere da parte aggressività e prepotenza, per dare inizio a una nuova società fatta di persone gentili. Ce ne parla qui.
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Com’è nata l’idea di Zirrafa per la comunicazione gentile?
Quando si prende una decisione importante, come lasciare un lavoro consolidato per intraprendere una nuova avventura in cui ci si mette totalmente in gioco, alla base c’è sempre una forte motivazione, ma anche un evento scatenante che provoca la svolta. Qual è stato il tuo?
Da tempo riflettevo se dedicarmi a tempo pieno alla comunicazione gentile. Sapevo che ciò che insegno ha un valore concreto per le persone, e soprattutto vedevo crescere l’interesse su questi temi. Tuttavia, lasciare un lavoro stabile non è semplice, soprattutto quando si hanno responsabilità familiari. Purtroppo, è stato un fatto di cronaca che mi ha dato la spinta ad agire: l’ennesimo femminicidio. Ogni volta che accade, i media cercano motivi per giustificare l’omicidio.
Ma esiste davvero un motivo valido per uccidere? Vivisezionare le vite e la psicologia delle persone coinvolte non ci aiuterà a capire cosa succede. Eppure i casi sono così tanti che dovrebbe essere evidente che la violenza non è un fatto psichico individuale, bensì collettivo e culturale. È qui che dobbiamo concentrare la nostra attenzione se vogliamo trovare una soluzione al problema.
La violenza non è un fatto psichico individuale, bensì collettivo e culturale. È qui che dobbiamo concentrare la nostra attenzione se vogliamo trovare una soluzione al problema. Claudia Bocelli
Come sociologa, mi sento responsabile. Dopo quasi trent’anni di studi, so che non possiamo affrontare questi problemi guardando solo ai singoli casi o alle dinamiche personali. La violenza riflette una cultura e un ambiente sociale che abbiamo trascurato. Se vogliamo fermarla, dobbiamo prenderci cura del contesto in cui viviamo e riconoscere quanto l’individualismo abbia indebolito il tessuto sociale.
Mi sono resa conto che aspettavo qualcuno che parlasse di questo cambiamento necessario, ma quel qualcuno dovevo essere io. Ho deciso di agire per promuovere una cultura della gentilezza. Siamo in tanti a sentire il bisogno di un cambiamento in positivo per migliorare le nostre vite. La gentilezza non è solo un valore personale: è uno strumento per costruire una società più rispettosa e inclusiva e sostenibile per tutti.
Perché la giraffa come simbolo di Zirrafa?
La giraffa è vista come simbolo di gentilezza e di calma, di grazia ed eleganza. Trovi che essere gentili attribuisca un “qualcosa in più”, donandoci un’immagine migliore agli occhi degli altri?
La giraffa, scelta da Marshall Rosenberg come emblema della comunicazione nonviolenta, non deve il suo ruolo al collo lungo, che pure le permette di osservare il mondo da una prospettiva più ampia. Non è la distanza a renderla simbolo, né il riferimento a Darwin o Lamarck, benché la nostra società stia vivendo una mutazione profonda.
Ricordo un’immagine: una giraffa assalita da nove leonesse, avvinghiate al suo manto per ore, eppure, con pacatezza, resiste e prevale. Ma il vero motivo è un altro: la giraffa ha il cuore più grande tra gli animali, rappresenta l’empatia, in opposizione alla cultura sciacallo.
Le persone gentili sono persone gradevoli Claudia Bocelli
I corsi di comunicazione gentile di Zirrafa
Con Zirrafa, organizzi corsi di comunicazione gentile, sia online che in presenza. Ma anche eventi dal vivo, per far conoscere e socializzare i partecipanti alle varie edizioni del tuo corso. Il primo aperitivo della comunicazione gentile si è svolto pochi giorni fa ed è stato un successo. La gentilezza unisce?
Sono rimasta stupita. Mi sono stupita da sola. Il primo aperitivo di Zirrafa per la comunicazione gentile, il primo timido tentativo di mettere insieme le persone che hanno seguito i corsi fino ad ora, circa 60-80 persone da settembre, non solo è stato un successo, ma per me è stato estremamente divertente, non mi ricordavo di essermi divertita così tanto da quando ero alle superiori.
La mattina dopo mi sono svegliata felice e gioiosa e io stessa mi sono interrogata sul perché di tanta euforia e la conclusione è solo una: eravamo lì riuniti senza secondi fini, ma per l’autentico piacere di stare insieme e la scoperta dell’acqua calda sai qual è? Che le persone gentili sono persone gradevoli e la conversazione ne guadagna.
Le parole costruiscono la realtà e alimentano l’intelligenza emotiva
Durante i tuoi corsi, si impara a sviluppare l’empatia e a esprimere le emozioni con il linguaggio verbale. Nella comunicazione (e nella leadership) gentile, quanto contano le parole e quanto i gesti, le azioni concrete?
Le parole sono tutto. En archei en logos, e in principio fu il verbo. Senza parole non esistono pensieri, azioni, scelte, le parole sono alla base di tutto e noi dobbiamo riabituarci a sviluppare il linguaggio che per effetto sostitutivo dei device tecnologici stiamo progressivamente riducendo e perdendo. Il filosofo francese Jean Baudrillard sintetizzava questo concetto con una sola espressione: “Alta definizione dell’immagine e bassa definizione dell’immaginario”. La differenza tra leggere un libro e guardare un film è come giocare a tennis su un campo vero e farlo al computer. Ti si atrofizza il muscolo.
Mi dispiace per chi non la pensa così, ma leggere è, e rimane, il modo più efficace per sviluppare linguaggio, circuiti neuronali, collegamenti sinaptici e in poche parole intelligenza, intelligenza emotiva. Se non hai le parole per chiamare le cose, le cose non esistono. Se non hai parole per denominare le tue emozioni e svilupparle in sentimenti, rimani alla base biologica istintuale, rimani nell’analfabetismo emotivo (in questo caso sto citando Umberto Galimberti).
La gentilezza è una pratica abilitante a partire da noi, oggi. Se vogliamo disgregare la matrice della comunicazione violenta abbiamo bisogno innanzitutto di fare un lavoro su noi stessi. Claudia Bocelli
Esclusione sociale e comunicazione violenta
A proposito di azioni, il tuo obiettivo è diffondere una cultura condivisa della gentilezza, che possa avere un impatto sulla società e migliorare la vita, personale e lavorativa, delle persone. Stai inoltre raccogliendo testimonianze sulla discriminazione delle donne sul lavoro. Quali saranno i prossimi step?
Voglio procedere con calma, senza farmi rapire dal precipitare degli eventi. Il tema di genere è un tema che studio dai tempi dell’università. Voglio commemorare Paola Di Cori, che oggi non c’è più, professoressa che ha dedicato la sua vita agli studi di genere. Mi fece fare un confronto tra Una stanza tutta per sé di Virginia Wolf e La biblioteca di Babele di J. Borges. Apparentemente due testi molto distanti eppure io trovai la chiave che ancora oggi contraddistingue i miei studi. Il meccanismo di esclusione sociale in base al quale vengono regolati i rapporti tra le persone è il medesimo e viene rivolto sia nei confronti delle donne, sia nei confronti degli uomini.
Si estrinseca in modalità diverse, ma con eguale violenza, e di nuovo, se andiamo a cercare la soluzione nei singoli casi non la si trova. È la matrice della comunicazione violenta che domina la nostra società che obbliga uomini e donne a uscire in maniera forzata dalla propria natura empatica. È quando perdiamo il contatto con noi stessi che la situazione degenera. Solo che non portiamo mai all’attenzione del dibattito pubblico che sono le modalità in cui viviamo e regoliamo i rapporti di lavoro, la maternità, e tanti altri istituti della società, che forza le persone a uscire dalla propria natura e a diventare disumani.
Gentilezza come pratica quotidiana, innanzitutto verso noi stessi
Gandhi, uno dei leader più gentili che il mondo abbia conosciuto, diceva: “Sii il cambiamento che vorresti veder avvenire nel mondo.” La gentilezza è ‘contagiosa’, si diffonde grazie all’esempio? Può renderci comunque felici, anche in una società che non corrisponde ancora ai nostri desideri?
Vedi, Gandhi non mi era venuto in mente tra i personaggi gentili. Penso che essere gentili significhi esserlo innanzitutto verso noi stessi: se ognuno di noi diventasse gentile verso di sé, avremmo una somma di persone gentili al mondo. Io non chiederei mai a nessuno di sacrificare la propria vita per una causa comune, ogni vita è sacra e va rispettata, curata e valorizzata in quanto tale. Non ci sono vite di serie A e vite di serie B, non c’è mai un buon motivo per sacrificare una vita, lo ribadisco.
Per questo dico che la gentilezza è una pratica abilitante a partire da noi, oggi. Se vogliamo disgregare la matrice della comunicazione violenta abbiamo bisogno innanzitutto di fare un lavoro su noi stessi, che non è affatto scontato, né secondario. È questo che aiuto le persone a fare nei miei corsi a diventare gentili innanzitutto con se stesse, disgregando i condizionamenti sociali della cultura sciacallo in cui veniamo cresciuti, per ritrovare il piacere di stare bene con se stessi e poi anche con gli altri.
Vuoi saperne di più sulla Comunicazione Gentile? Puoi iscriverti a uno dei corsi di Claudia Bocelli, in presenza a Milano o a distanza, online. Visita il sito di Zirrafa.com e scrivi una e-mail al team di Zirrafa.
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