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Web design | UX design

COME RENDERE EFFICACE IL TUO SITO WEB

UX design

I siti web sono come gli esseri umani: quando ne incontri uno, la prima impressione è quella che conta. Tutto si decide, infatti, in quei primi secondi in cui visiti una pagina web e decidi che ti piacerà per sempre, o che vuoi immediatamente abbandonarla. Perché è lenta, poco gradevole esteticamente e, soprattutto, non ti permette di trovare in un nanosecondo ciò che stai cercando. È questo che, oggi, vogliono gli utenti del Web: reperire informazioni nel più breve tempo possibile, o passeranno oltre. Viene in aiuto l’UX design (User Experience design) che potenzia l’esperienza d’uso migliorando l’usabilità dei siti web e rendendo la navigazione piacevole, in modo da soddisfare e fidelizzare l’utente. Lo affianca l’UI design (User Interface Design), che cura l’aspetto grafico, dunque visivo, dei siti web.

Sono vere e proprie discipline ‘scientifiche’. Scopriamole, con l’aiuto del manuale di Luca Panzarella UI + UX: il web design spiegato semplice.

L’Utente al centro. Sempre

Il web designing è un lavoro creativo, d’accordo. Ma dietro ogni opera d’arte c’è tecnica e studio. Se pensi di poter creare un sito di successo copiando un portale famoso, ti sbagli: come spiega Luca Panzarella, “una corretta progettazione dovrebbe partire dallo studio del comportamento dell’utente; dovremmo prima conoscerne le caratteristiche, i desideri e i problemi. Solo dopo averlo studiato a fondo potremo entrare nel dettaglio, scegliendo testi, colori, font e immagini.” Insomma, prima di dare una veste al progetto devi fare un po’ di prove, per capire cosa vuole realmente il target a cui ti stai rivolgendo. Il rischio, in caso contrario, è di offrire al pubblico un prodotto che non lo rende ‘felice’; e, quando non si capisce come funziona qualcosa e non si trova ciò che si cerca, ci si sente frustrati e sbagliati. Risultato? Ci si rivolge altrove!

La call to action o CTA

Il 70% delle piccole aziende che hanno un sito web non usa alcuna call to action nelle sue pagine.

Non importa quanto sia bello e valido il tuo prodotto o servizio: se il sito (o la app per smartphone) che lo presenta non rende facile conoscerlo e acquistarlo, il tuo lavoro sarà stato sprecato. Lo scopo è infatti far prendere una decisione all’utente, spingendolo ad agire tramite la CTA (Call To Action): un ‘suggerimento’ a compiere un’azione misurabile, come iscriversi a una newsletter, compilare un form, inviare una e-mail, scaricare un file, fare una telefonata, acquistare un prodotto/ servizio/ abbonamento.

Il committente ha le idee chiare? Forse no…

Ogni progetto di web design inizia con un colloquio (il briefing) con il committente. Che però non sempre ha le idee chiare! Il committente sa dove vuole arrivare, ma non come e perché; spesso, non sa nemmeno spiegare i suoi obiettivi di business. Tocca a te aiutarlo: identifica insieme a lui/lei il problema che lo/la spinge a voler avere un nuovo sito – ad esempio, venire incontro alle esigenze dei visitatori con dispositivi mobili, o guadagnare di più da un e-commerce – e spiegagli che bisognerà trovare un punto di incontro con il problema dell’utente. Non dimentichiamo, infatti, che è sempre il cliente a essere al centro e che è a lui che bisognerà pensare nel progettare il sito web. Il committente vuole vendere un prodotto; in che modo, dunque, quel particolare prodotto potrebbe migliorare la vita dei clienti, risolvendo un loro problema?

Individua il tuo target e trasformalo in personas

Abbiamo detto che il cliente è sempre al centro e che dobbiamo conoscere i suoi gusti, i suoi problemi, le sue esigenze. Come facciamo? Chiediamoci innanzitutto a quale target si rivolge il prodotto o servizio in vendita: si tratta di un pubblico maschile/ femminile/ LGBTQI+? In che fascia di età è compreso? Quali sono le sue abitudini (orari, forme di pagamento, dispositivi) per lo shopping? Possiamo raccogliere questi dati quantitativi grazie a interviste (ci sarà d’aiuto una lista e-mail), e alle statistiche delle pagine web già visitate dagli utenti, attraverso servizi come Google Analytics. Dovremo poi trasformarli in dati qualitativi con le personas: schede che delineano profili-tipo che rappresentano idealmente i nostri utenti. Chi sono, come vivono, cosa prediligono, come e dove mangiano/ si divertono/ lavorano i nostri clienti? Ricche di dettagli, le schede per le buyer personas che avremo preparato potranno rivelarcelo, permettendoci di progettare interfacce web adatte al nostro pubblico.

Le variabili fisiche dell’utente

L’utente non è solo una persona, ma anche il dispositivo usato per navigare sul sito e il modo in cui lo visita: dove corre subito lo sguardo? Le mani (l’utente è destro o mancino?) sono nel contempo impegnate in qualcos’altro? L’utente riesce a leggere ogni scritta, e da che distanza? Naviga con il pollice, da un device mobile? Come orienta lo schermo? La cattiva notizia è che i nostri accurati testi potrebbero non essere mai letti da chi visita in fretta una landing page, limitandosi ai titoli. Questa, però, è anche la buona notizia: basterà concentrarsi sui concetti principali, riportandoli in testi brevi e ottimizzati per la scansione oculare (i software di eye-tracking ci segnaleranno i movimenti degli occhi dei visitatori).

Le variabili ambientali, preferenziali, cognitive

Il nostro utente, anzi la nostra persona, è collocato in un ambiente. Chiediamoci se è seduto comodamente o in piedi; se è in casa, in ufficio o per la strada; se si perde tra molte finestre del browser aperte, magari distratto da rumori, o è concentrato sulla nostra pagina, in uno studio silenzioso. E poi, ha delle preferenze: con quali dispositivi e metodi preferisce raggiungere le informazioni che cerca? A seconda dei gusti dei clienti, potremo decidere di trasmettere i contenuti con un sito, un blog, un podcast, un video, una galleria di immagini, una pagina social… L’utente ha, infine, un suo modo di pensare. Tra le variabili cognitive, vi sono l’età, il modo di parlare, la capacità di imparare, il rapporto con la tecnologia…

Le variabili emozionali

Ogni user experience dovrebbe provocare nel cliente delle emozioni, ovviamente positive. Le variabili emozionali comprendono, però, anche lo stress precedente e conseguente all’esperienza, la motivazione all’acquisto o la voglia di rinunciare dopo il primo evento frustrante; il successo, insomma, non è scontato. E se il cliente, letto il nostro testo, arrivasse a conclusioni del tutto diverse da quelle che stavamo immaginando, perché ha altri obiettivi, che non avevamo immaginato? Ecco la necessità di condurre una ricerca per conoscerlo meglio: la user research. Strumenti fondamentali con cui chiedere all’utente quali problemi abbia e in che circostanze, i sondaggi (condotti con Google Moduli, SurveyMonkey, Typeform o altri software), e le interviste.

Studiare la concorrenza

Chi vende prodotti simili ai nostri, o offre gli stessi servizi, usa un tipo di comunicazione simile al nostro, e in che cosa, o diverso, e perché? Qual è il suo target, ed è lo stesso a cui ci stiamo rivolgendo noi? Che modello di business ha deciso di seguire e come raccoglie il denaro dai clienti: con abbonamenti, pagamenti unici, rate? Quali sono le sue tariffe? Sono più vantaggiose di quelle che stiamo per proporre?

Funzionalità e fattibilità

Durante il briefing, abbiamo chiesto al committente quali funzionalità voglia inserire nel suo progetto; ora, però, dobbiamo far quadrare il bilancio, concentrandoci sulle tecnologie per le quali è stato stanziato un budget; dovremo dunque far capire al committente che occorre effettuare una scelta oculata delle funzionalità, privilegiando quelle usate dalla maggioranza degli utenti. Sarà utile uno studio di fattibilità, che indichi le risorse – economiche e umane – necessarie per realizzare il progetto.

L’architettura delle informazioni

L’architettura delle informazioni è l’arte sapiente di organizzare il contenuto del sito tenendo conto di due obiettivi: quello di business del cliente e quello dell’utente finale.

Un sito web è uno spazio digitale, ma è pur sempre uno spazio e, come in una biblioteca, le informazioni vi andranno inserite in modo che l’utente possa trovarle facilmente. Entra in gioco l’architettura delle informazioni, il settore che si occupa di organizzare i contenuti all’interno di un contenitore virtuale, in base alla loro priorità (sia dal punto di vista del committente che da quello del cliente). L’UX designer cercherà di capire, quindi, quali sezioni della pagina siano importanti per l’utente, i suoi percorsi di navigazione, quale posizione del menu sia la migliore, dove piazzare la barra di ricerca. Fa parte dell’architettura virtuale anche la mappa del sito, o sitemap: uno schema che elenca, con la giusta gerarchia, tutte le pagine inserite nel sito [per saperne di più sulle sitemap leggi l’articolo Come creare un sito web]. Possiamo crearne una da noi, con un software per il disegno o a mano.